venerdì 25 marzo 2011

VENTI SECOLI INUTILI O INUTILIZZATI?

Trent'anni fa vissi e lavorai in un posto dove era proibito aver opinioni diverse da quelle autorizzate dal potere vigente, così, per spiegarmi, imparai a usare l'analogia delle favole al posto di incagliarmi nell'analisi della ragione (diverse di queste favole sono la descrizione camuffata di fatti reali del mio entourage). Questa abitudine è andata avanti fin quasi a oggi e io raccolsi più di trecento fiabe scritte, di cui alcune si possono leggere nella pagina  cliccando all'inizio di questo blog sulla Home pagine - Le chiavi del castello - UN LIBRO DI FAVOLE
Vent'anni fa mi parve più urgente parlare apertamente e, tanto per cominciare, scrissi un libro intitolato "Un medico legge la bibbia", che non propugnava ovviamente ideologie strane, ma riflessioni non esclusivamente legate a ciò che sembra moderno. Questo libro si può leggere sul blog:    paginario.medibibbia.
Prima che finisse il secolo scorso, mi è sembrato di capire che la nostra storia attuale non sia poi tanto diversa da quella che precedette la fine dell'impero romano; per questo scrissi un opuscolo dove si esponevano i fatti, le opinioni e le abitudini di quel tempo. Ho pensato ora di raccogliere queste notizie un poco per volta in una nuova pagina del paginario.attuale, perché possa soddisfare non solo la curiosità, ma anche l'interesse di chi le vorrà leggere.
Tutto questo perché io penso che non si può fare senza sapere e non si può sapere senza conoscere almeno un poco, per poter poi considerare, riflettere e, se si vuole, trar delle conclusioni.
In pratica, tanto per iniziare un discorso, basta alla Home page di questo blog cliccare su:
LA NUOVA ETÀ DEI PRIMI CRISTIANI
Per ora il primo scritto qui pubblicato riguarda l' economia dell'impero romano nei primi secoli dopo Cristo.

venerdì 18 marzo 2011

Onomastico

San Giuseppe
Domani è il giorno del mio onomastico.
Quando ero giovane festeggiavo il compleanno, oggi che sono vecchio la festa del mio santo.
Gli anni vengono da sé e il tempo non ritarda, gli ideali invece si devono inseguire, altrimenti si perdono senza lasciare un significato. 
Vicini ormai a ciò che passa si sente la necessità e l'urgenza di raggiungere ciò che rimane.

Le mie favole - ricordi autobiografici

Schrittore in erba 
Ancor oggi mi rivedo nel mio studio medico alle prese con i pazienti più piccoli, quando per farmeli amici regalavo loro le mie favole. Erano i tempi felici di uno scrittore in erba di circa quattrocento favolette di poche righe, che mi sono servite come introduzione ai miei successivi studi di filosofia.
A quei tempi non era ancora del tutto nata internet e io stampavo le mie favole con l'aiuto di un computer commodore che poi regalai a uno dei miei piccoli clienti.
Ora, tante favole potrebbero stancare il più assiduo dei lettori, ebbene, ne ho scelte alcune più a caso che non di proposito, poi le ho illustrate ancora una volta con delle foto in bianco e nero e le ho scritte in questo blog dove le potrete leggere cliccando su
Le chiavi del castello - un libro di favole - posto all'inizio sotto il titolo del blog


Che siano questi libricini quell'erba, da più di trent'anni ormai nata, prima che cominci ad avvizzire ormai completamente?

domenica 13 marzo 2011

C'ERA UNA VOLTA

I due ladri
Certamente voi sapete che , quando i pescatori si trovano, si raccontano l’un l’altro le loro imprese e si gloriano dei grossi pesci che hanno pescato.
Ebbene pressappoco in uguale maniera si comportano, o almeno si comportavano una volta, anche i ladri.


Allora.
C’erano una volta due ladri che, essendosi incontrati quasi per caso, si misero a parlare e a vantarsi per tutto quello che avevano rubato.
Uno di loro, però, senza una adeguata preparazione tecnica, non era mai riuscito a far grandi danni al suo prossimo e, dopo esser stato molte volte in prigione, era rimasto povero di soldi e ricco di delusioni.
L’altro invece, che aveva lavorato solamente su basi rigorosamente scientifiche, non era mai stato né scoperto né sospettato e per di più era sempre riuscito ad evitare la prigione.
Ma perché non sapeva il valore di quello che rubava e nemmeno sapeva bene impiegare i soldi che aveva guadagnato, si trovava anche lui senza una lira e non poteva far altro che lamentarsi di aver lavorato invano.
Finiti tutti questi bei discorsi, perdurando la crisi, ma passando purtroppo in fretta il tempo, il primo decise di cambiare mestiere, il secondo invece, che non voleva abbandonare la sua scienza di ladrone perfetto, non volle mettere nemmeno in dubbio di abbandonare la sua arte imparata con tanta fatica.
Così il primo si mise a lavorare, tanto da guadagnarsi uno stipendio e, poi persino la stima della gente.
Il secondo rimase sempre un poveraccio, con le tasche vuote, ma con la testa piena di stima solo di se stesso e di disprezzo per tutti gli altri. Eppure, tutti, non solo gli onesti ma anche i ladri suoi compagni, si erano ormai abituati a trattare con lui, come con un fallito gonfio di inutile boria.
E, se si vuole tirare una conclusione non è certamente la scienza ad esser sotto accusa, semmai chi se ne serve. Se infatti essa è una sicurezza per i buoni, per i superbi è solo un pretesto, per giustificare la cattiveria e per nascondere il fallimento delle loro fatiche.